N
on aveva ancora raggiunto risultati di rilievo, ma forse, per il mio talento a riconoscere i talenti, alla fine di una sua lezione di boxe alla quale avevo partecipato, gli chiesi di potermi portare via i suoi guantoni invece di gettarli. Ed è così che quando l’ho contattato per un confronto, dopo l’intervista a la Repubblica, mi ha permesso di realizzare la mia.
Mi ha colpito la sua capacità di sfidare prima di tutti se stesso. Una sfida continua, a tenere i piedi per terra, ad essere se stesso, a credere nel proprio valore, a cercare nuovi obiettivi, a mettere in conto la sconfitta.
Una parte di lui ha sempre la guardia alzata.
L’altra parte è completamente sguarnita.
Una parte è sognatrice e obiettiva, l’altra è conscia del proprio valore a tal punto da fartela pesare (giustamente).
E se una parte di lui è giovane (come deve essere a 27 anni), l’altra dimostra una saggezza “anziana” quasi disarmante.
È concorde con me nel fare una distinzione tra i fuoriclasse (come Mayweahter) e chi ha dovuto lavorare e “inventarsi” una strategia alternativa per raggiungere grandi risultati.
E su questo la sua modestia (o forse la sua grande lucidità professionale e sportiva) gli impone di porsi tra chi ha dovuto lavorare tanto per arrivare dov’è arrivato. Questa visione d’insieme del talento, sembra essere la più riconosciuta, tra chi non ce l’ha fatta e anche tra chi ha raggiunto il successo come Luca.
Ma è su un punto che cambia tono: “Tante volte è più facile sminuire il nostro valore, invece di capire dove siamo collocati, dove vorremmo essere collocati e dove invece la gente ci colloca”. E questa, aggiungo io, non è una forma di esaltazione personale, ma la tutela corretta della propria dimensione. E continua: “Tutto questo l’ho imparato dal mio sport, ma soprattutto dal mio Maestro Gino Freo. Un uomo sulla settantina di grande semplicità, con esperienza e capacità, che raggiungo per allenarmi, facendo 80 chilometri tutti i giorni. Tante volte ci sono dei match da preparare e la prima cosa che si chiede è com’è l’avversario. Il suo grande insegnamento è non focalizzarsi mai sugli altri, ma sulle proprie qualità. Tante volte siamo focalizzati su quello che gli altri possono fare, invece di focalizzarsi su quello che noi dobbiamo fare. Così adesso, quando prima di affrontare avversari di un certo spessore, la gente mi chiede se sono sicuro di andare ad incontrare quell’inglese, invece che quel francese o quell’ucraino io rispondendo dicendo che qua c’è Luca Rigoldi”.
Conclude: “Non vivo con l’angoscia di perdere, ma con l’obiettivo di fare un’ottima prestazione”
Non si può dire che l’alunno abbia superato il Maestro, perchè un Maestro del genere non si supera, ma che la grande sfida con se stesso, Luca Rigoldi non finirà mai di combatterla, dentro e fuori dal ring.
#talentisineveryone #lucarigoldi