“Una svolta familiare particolare. Ero sposato con una donna spagnola e abbiamo vissuto qui in Italia dal ’91 al 2004. Ho iniziato a conoscere quella parte della Spagna, al nord sull’Oceano Atlantico vicino ai Paesi Baschi e ne sono rimasto affascinato, così, dopo la nascita dei nostri due figli, ci siamo trasferiti nella sua terra, a Santander. Non fu un modo per fuggire da qui, perchè stavo bene, ma più una scelta di vita. Dopo un anno mi ha lasciato, mi ha lasciato i bambini e parecchie pareti vuote della nostra casa.”
“Quello che so fare bene, che mi viene facile, voglio che sia, costi quel che costi, il mood della mia vita.”
Inizia così la nostra chiacchierata. La cosa interessante è che le nostre vite hanno avuto, in qualche maniera, un percorso simile. Entrambi costretti dalle esigenze a vivere facendo un lavoro che non ci rappresenta, entrambi creativi, ed entrambi in guerra con il mondo senza sentirsi così diversi dal mondo che ci circonda. Così gli chiedo l’età, convinto di essere suo coetaneo, e scopro 12 anni di differenza.
“Lo spirito ci tiene giovani Davide. Ne ho passate di tutti i colori e tutta una serie di situazioni che mi procuravano dolore, malessere e insoddisfazione. E tornando in Italia, dopo dieci anni, sapevo che non sarebbe stato facile. Ma sapevo che dovevo cambiare. Da una necessità ho trovato la motivazione e lo stimolo di buttare fuori i miei talenti a 360 gradi. E voglio che sia quello; quello che so fare bene, che mi viene facile, voglio che sia, costi quel che costi, il mood della mia vita”.
La manualità come abilità preminente gli ha permesso di cimentarsi nel disegno, nella musica, ed infine in quella che potremmo definire una forma fragile e delicata d’arte attraverso la creazione di opere da lui realizzate, rigorosamente in carta.
Gli chiedo il perchè di questa scelta così particolare. “Perchè la carta?”
“Nella mia professione di Graphic Designer ho imparato molto sulla carta, lavorando con i più importanti marchi come Fedrigoni, Cordenons, Favini. Ed è proprio nella creazione di packaging che ho iniziato inconsapevolmente un’arte che poi avrei riscoperto molti anni dopo. Probabilmente fu la tridimensionalità che ne conseguiva a permettermi di elevare un prodotto che, in fin dei conti, è considerato povero. Così decisi di mettermi all’opera utilizzando questo materiale igroscopico vegetale, decontestualizzandolo proprio nell’utilizzo strutturato tra luci e ombre sinuose, curve, pieghe e tagli”.
Così, a proposito di tagli, taglio corto e gli chiedo quale sia il suo talento.
“Io non ho frequentato una scuola di grafica o una scuola d’arte. Quindi sono un autodidatta. Sento, vedo la capacità di fare le cose anche se non le ho mai fatte. Questo credo sia il mio talento. La creatività di generare opere, con estrema facilità, partendo dal nulla”.
Manualità, creatività. Quante volte, troppe volte lasciate chiuse in un cassetto perchè difficilmente convertibili in denaro, in profitto. Molto spesso poco supportate da chi ci sta vicino e quindi relegate ad hobby o passioni fine a se stesse. Ma è proprio questo periodo storico a permetterci di rivalutare questi talenti naturali così importanti per il benessere psicologico (che contempla anche la sofferenza), a riconsiderare l’importanza di ascoltarsi e di dare risposte a quella che, in fondo, non sono solo talenti e predisposizioni, ma motivi per vivere.
Gli chiedo quanto vale il successo.
“Per me il successo ha una fisionomia ben precisa e al tempo stesso è un concetto aleatorio. Mi posso definire un uomo di successo se sono un buon padre. Posso definirmi un uomo di successo se ho dei valori. Quello che viene comunemente riconosciuto dalla società come persona di successo come posizione sociale ed economica, mi interessa relativamente. Io so che non diventerò miliardario con il mio lavoro, ma non me ne frega un ca**o! Io so che sto facendo delle cose che piacciono a tante persone. Ho creato più di 100 opere e ne ho vendute più di tre quarti. Certamente il lockdown conseguente alla pandemia, ha rallentato tanto. Ma uno dei miei talenti, è proprio la pazienza, così ho approfittato del momento particolare per fare nuovi progetti. Senza pianificare nulla, sempre con la mia umiltà e passione, ho avuto la conferma che si possono avere soddisfazioni e quella forma di successo sano, che non sfocia mai in esaltazione personale. Ho venduto le mie opere, ho creato collaborazioni internazionali come tastierista, e il tutto da una stanza. Perchè la tecnologia è riuscita, nonostante la mancanza di fisicità, a regalarci una forma di “normalità” davvero inaspettata. Ho avuto attestati di stima da parte di tutto il mondo. Allora capisci che il mondo in cui sei e il mondo in cui ti porgi, funziona. Ti torna indietro qualcosa di buono.”
Paolo ha ormai l’equilibrio della persona che ha compreso quali siano le priorità della vita e di quanto sia importante difendere chi siamo dagli attacchi che questa società ci rifila continuamente, ma è stato ferito e le cicatrici si vedono. Si sentono.
“Ho vissuto con il dolore fin da piccolo. Ma sono state le batoste a farmi crescere. Una di queste è stato il fallimento del mio matrimonio. Ed è stata durissima. Trovarsi in un paese straniero, con due figli piccoli e dover pensare a tutto da solo, di colpo, non è stato facile. Ma anche in quella situazione ho pensato che fossero proprio i talenti, i numeri, a salvarmi dalla situazione. E guardandomi indietro ti dici: avevo paura di questo, e l’ho risolto. Sono stato spaccato in otto da quella situazione e ne sono uscito più forte. Amo la vita, amo il mondo, e questa visione, nessuno me la toglierà.”
Conclude dicendo: “A me stesso chiedo sempre un uno in più, anche se non mi è richiesto. Per gli altri è gratis, ma per me ha un valore inestimabile perchè mi permette di crescere e di migliorare me stesso continuamente”.