“Le parole sono importanti”. Alessio Mannino, durante tutta l’intervista, mi ha fatto ricordare la famosa frase di Nanni Moretti. Perchè la bellezza dei suoi ragionamenti parte spesso dall’etimologia delle parole.
“Tutto quello che hai non ti basta per diventare quello che sei”
Ci conosciamo fin da ragazzi, anche se l’unico ricordo della nostra adolescenza fu un passaggio in macchina ormai parecchi anni fa, quando lui sfoggiava variopinte magliette rock. Ricordo che durante i 10 minuti di viaggio, feci di tutto per fargli capire che il mio era solo un travestimento da imprenditore e che ero molto più simile a lui. Per convincerlo, estrassi fieramente dal portaoggetti i cd dei Sepultura e dei Metallica. Non so se lo convinsi, certo è che durante i nostri ultimi incontri queste affinità si sono rivelate e palesate.
Iniziamo la nostra chiacchierata partendo dal significato di talento. “Oggi è più simile al significato originario, che nell’antichità corrispondeva a un’unità di misurazione valutaria. Perchè oggi l’unico valore è il valore di scambio. Soppesiamo quel che vale una persona da quanto vale sul mercato. E purtroppo ci sono persone che pur avendo talento da vendere, sul mercato non hanno nessun valore, o non ne hanno abbastanza”.
Sul problema di chi ha qualità ma non ha mercato condividiamo entrambi l’iniquità, prendendo le distanze da una realtà così lontana dal merito. “L’abuso di un concetto, come avviene con l’abuso della parola ‘merito’, dimostra che quel valore è debole. Quando sento parlare di meritocrazia, metto mano alla pistola”. La sua metaforica esternazione rivela la visione di una società che non ci fa esprimere il meglio perchè non è più a misura d’uomo. “La libertà è un istinto che dipende dal carattere. Ci vuole carattere, per essere liberi. I più preferiscono una rassicurante servitù”. Questo suo apparente cinismo sembra più un’arma di difesa, tant’è che Alessio parla della sua libertà, sia come uomo che come professionista, come fosse un istinto di sopravvivenza.
Parliamo della società perché concordiamo sul fatto che è proprio l’ambiente che ci circonda a decidere quale talento ha un valore e quale no, e questa disparità, abbinata ad una schiera di docenti che si limitano a standarizzare le menti, non educa più. “Educazione deriva da ‘educere’, tirar fuori. Più che del solo talento, che uno può avere o no, sarebbe meglio parlare di virtù. La virtù viene da vis, la forza interiore, cioè la capacità di reagire alle avversità. Più che i ridicoli manuali di autorealizzazione consiglio la lettura di Aristotele, che era e resta molto più rivoluzionario di Steve Jobs. Il buon vecchio filosofo giustamente insegnava che la potenza si raggiunge nell’equilibrio tra i due estremi. Ma il mio punto estremo può essere diverso dal tuo. Ecco, direi che il talento, o meglio la virtù, si trova nella misura tra due eccessi. Non solo lavorativamente parlando, ma nella vita.”
Ammetto di nutrire una epidermica ammirazione per Alessio. Quello che dice, il suo pensiero, è l’insieme di una cultura frutto di studio, letture ed esperienze dirette. L’intelligenza è saper coltivare anche la più semplice delle esperienze. Abbiamo bisogno di persone come lui. Abbiamo bisogno di menti libere, brillanti, capaci di comprendere quanto siamo inflazionati di idee e stimoli inutili. “L’inflazione porta al caos regolarizzato. L’uomo forte, virtuoso, che non va confuso con il doverista pieno di inibizioni, deve darsi una disciplina, una disciplina del caos. Perchè riceviamo stimoli che non abbiamo tempo di elaborare e così perdiamo la parte più naturale del nostro io. Immersi come siamo nei media e negli oggetti prefabbricati, ci manca l’esperienza, che è esperire, sperimentare sulla pelle. La cultura è vitale o non è. O meglio, se non è coltivarsi, si riduce a erudizione polverosa, luoghi comuni, morte spirituale. Più che riempirci di nozioni e regolette, dovremmo imparare a scolpirci con estro e coraggio, togliendo più che mettendo, come fa l’artista con la statua”.
Conclusione: “Il vero valore non può mai essere ridotto al valore di mercato, è intrinseco. Come la vera ricchezza, secondo me, non è la paranoia del successo a tutti i costi. Basta vedere certi poveri ricchi, infelici perchè credono che la felicità sia avere sempre di più. Cosa te ne fai di tutti quei soldi in più, nella tomba? Piuttosto, è diventare ciò che sei, senza risparmio (e lo dico in tutti i sensi). Non basta una vita, forse, per riuscirci”.
“Il talento non è il talent degli show”.