“Ho fatto tante esperienze lavorative e in settori diversi. Ma la passione e i sacrifici che richiede la ristorazione sono disarmanti. Per questo voglio alimentare il potenziale, creando opportunità per i giovani”.
A volte si incontra un uomo, e sto parlando di Dario Villa (link all’intervista), a volte si incontra un uomo che è l’uomo giusto al momento giusto nel posto giusto, là dove deve essere. E anche se quell’uomo è un sognatore, e Dario lo era di sicuro, forse addirittura il più sognatore di tutta la contea di Milano, il che lo mette in competizione per il titolo mondiale dei sognatori… Ma a volte si incontra un uomo… che ti presenta un altro uomo… Ah! Ho perso il filo del discorso! Bah, al diavolo! È più che sufficiente come presentazione.
Non me ne voglia Joel Coen, ma questa cosa di un uomo che mi presenta un uomo mi ha fatto ricordare “Il grande Lebowsky”, cioè di come le fatalità della vita mettano in collegamento persone sconosciute creando opportunità di crescita. È così che tramite un sognatore (non un pigro), ho conosciuto Valerio Cipolla co-fondatore di RocketFoodLAB cioè della prima cloud kitchen professionalizzante. Un laboratorio di sperimentazione gastronomica dove testare idee di ristorazione e trasformarle in un format standardizzato e pronto per scalare il mercato.
“La mia esperienza nel mondo del food passa per Deliveroo che mi ha permesso di conoscere le dinamiche di questo straordinario ma totalizzante settore. Un settore dove passione e sacrificio sono messi al servizio del cliente. Ma non sempre è così. Tante realtà, tanti ragazzi che avrebbero la possibilità di imparare, di fare corsi di aggiornamento per migliorare la propria competenza, preferiscono restare congelati e fermi, spaventati e incapaci di affrontare i propri limiti. Così ho voluto iniziare a raccontare agli studenti degli Istituti Alberghieri che la realtà è far valere la propria passione“.
Comprendo fin da subito che c’è qualcosa di molto interessante che lo ispira, che lo muove in una determinata direzione. Parlando di passione si avvicina inesorabilmente al tema del talento, così lo lascio proseguire.
“Il delivery, la consegna, non è più un servizio, è un mercato. Per questo ho creato un laboratorio di ricerca gastronomica capace di dare la possibiltà ai ragazzi di testare le loro capacità creative direttamente sul mercato. Una sorta di Cloud-Kitchen evoluta che permetta veramente a talenti che non hanno la possibilità economiche di esprimersi e misurarsi in prima persona”.
L’idea è molto interessante perchè dà l’opportunità, come disse Dario Villa nella sua intervista, di partire tutti dagli stessi blocchi di partenza.
Gli chiedo quindi cosa intende per talento in cucina.
“Avere talento in cucina non significa solo avere un palato e un olfatto sviluppato, ma avere tanta tanta dedizione ( /de·di·zió·ne/ sostantivo femminile – totale e costante offerta di sé per un fine-), cioè impiegare il proprio tempo nella ricerca delle materie prime, degli accostamenti, dell’impiattamento, studiare gli altri, studiare le tecniche, affrontando nozioni di chimica, nozioni di biologia e tante altre discipline che possono rendere straordinaria la propria predisposizione.”
Questo è il tema. Non basta avere una dotazione genetica superiore agli altri; serve sempre anche tanta dedizione e lavoro. Non concordo con la teoria di Albert Einstein che dice che il genio è l’1% e il 99% duro lavoro (era sicuramente modesto) ma siamo tutti d’accordo che servano molti ingredienti per evitare il fenomeno dei talenti sprecati.
Chiedo a Valerio cosa intende per successo.
“Per me il successo è vedere i ragazzi realizzarsi. Attraverso l’insegnamento di un metodo. Perchè tutti abbiamo bisogno di boe, di punti di riferimento ai quali aggrapparsi per poter procedere nella nostra strada. Io vorrei esserlo per loro”.
Una riflessione molto profonda che dimostra uno spessore sincero, vero e consapevole.
Ma a 40 anni, dopo aver studiato Economia alla Cattolica e dopo aver intrapreso questa sfida nel mondo della ristorazione, gli chiedo se ha trovato finalmente la sua vocazione.
“Forse ancora oggi non l’ho compreso. Sono veramente soddisfatto di quello che ho fatto fino ad ora. Però, alla fine, la vita secondo me, è un percorso talmente breve che più cose fai e meglio stai”.
La ricerca continua probabilmente è essa stessa l’essenza che ci spinge ad andare avanti. Le esperienze, i cambi di direzione sono, fondamentalmente sempre e comunque opportunità di crescita che ci spingono a migliorarsi giorno dopo giorno.
Alla domanda se si sente un perdente o un vincente Valerio mi risponde con: “mi sento un lottatore. Solo all’ultimo respiro saprò se sono un vincente o un perdente. Ma magari il vincente è proprio quello che si rende conto per tempo di non aver sprecato troppo tempo”.
Eh già caro Valerio. La consapevolezza di usare al meglio il nostro tempo non è cosa da poco ed è una presa di coscienza incredibilmente illuminante.
Mi manca sapere qual’è il suo talento.
“Credo che il mio talento sia vedere oltre. Tant’è che in questo momento della mia vita mi sono chiesto: perchè invece di voler arrivare in alto, non provo a guardare in basso? Ecco. Ora è arrivato il momento di restituire.”