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La mia prima intervista doppia. Perchè il talento, molto spesso, ha bisogno di essere alimentato da un altro talento per diventare straordinario. È il caso di Emanuele e Arianna Cappelli: fratelli, colleghi, amici. Li vedo seduti l’una a fianco all’altro e percepisco immediatamente un equilibrio familiare, energetico, quasi organico. Chiedo ad entrambi se concordano con me sul fatto che il talento sia in ognuno di noi ed Emanuele mi dice:
“Il talento è in ognuno di noi? Il talento basta? Sono tutte domande che con i miei studenti ci facciamo quotidianamente e che dal canto mio hanno un’unica grande risposta: imparare ad ascoltare la propria passione. Perchè non ho mai visto una passione sfasata dal talento.”
Sembra scontato ma non lo è. Se fosse così scontato quanti passerebbero 8 o 10 ore al giorno a fare qualcosa di così lontano dalla propria passione? E ancora. Se diamo per scontato che la passione e il talento siano le facce della stessa medaglia, perchè nessuno ci chiede, soprattutto da ragazzi, cosa ci piacerebbe fare? Fare quello che ci piace è così sbagliato?
Arianna: “È la fase che precede l’individuazione del nostro talento ad essere importantissima. Per questo penso che a livello sociale dovremmo uscire dagli schemi di esplorazione e dedicarci a questa ricerca per identificare chi siamo e cosa vogliamo dalla nostra vita.”
Penso che questo sia un punto fondamentale che ci trasmette tutta la responsabilità del comparto formativo e di quanto la didattica scolastica e l’ambiente familiare si debbano interrogare sulle finalità e sull’importanza dell’individuazione del talento.
Quindi è sul tema degli obiettivi che mi soffermo. La ricerca del successo è l’unico scopo nel riconoscere il nostro talento?
Arianna continua: “A questa domanda mi viene da chiedermi quale sia il significato di successo. È davvero lo scopo della nostra vita? E soprattutto ha sempre un’accezione lavorativa? Probabilmente i più fortunati riescono a raggiungere l’equilibrio di una vita felice composta da una parte lavorativa, da una parte familiare e da una composta dalle nostre passioni.”
Interviene Emanuele: “Nell’immaginario comune la parola successo è trasposta fuori dall’io, dalla persona. In realtà il successo è dentro ad ognuno di noi. Io sono una persona di successo? Non lo so. A me la cosa che mi da più gioia è insegnare. E insegno tra i banchi. Non ho quella percezione di successo del palco dove c’è distanza. Sono vent’anni che insegno all’Università. Per me è il ventesimo anno accademico dove ho dato veramente tanto ed ho ricevuto altrettanto. Mi sono messo a studiare per rispondere alle loro domande. Per me questo è il vero successo. Riuscire a dare le risposte giuste. Che è quello che faccio anche nella mia professione. Quando mi chiedono quali sono i nostri clienti, mi viene in mente sempre la macelleria Pascarella di un amico mio che seguiamo da almeno sei anni. Perchè il successo è anche quando un piccolo progetto lo fai diventare grande!”.
“Nella professione il successo è nel progetto dove vai a valorizzare
gli aspetti umani e personali”
A questo punto chiedo ad Arianna qual’è il talento di Emanuele.
“Il talento di Emanuele è la visione. Lavorando con lui ho imparato a sognare condividendo la sua profonda visione e cercando insieme con lui e con tutto il team di realizzare i sogni che ci siamo prefissati.”
Emanuele su Arianna mi dice:
“Ne ha tanti. Penso che il nostro rapporto si basa sull’educazione semplice che abbiamo ricevuto e sulla nostra grande diversità. Riconosco in lei concretezza, calma e programmazione che non sono propriamente nelle mie corde. Lei in quattro anni ha fatto tutto quello che io non sono riuscito a fare. E la concretezza è probabilmente il suo più grande talento che abbinato ad una estrema coerenza lo fa diventare un vero e proprio tsunami d’energia. Arianna parla più con i fatti e non con le parole. Ma non è introversione, è riservatezza.”
Quando ascolto Emanuele parlare riconosco quello che avevo intravisto all’inizio e che l’immagine che mi viene restituita dalla telecamera di loro due durante la nostra call me lo conferma. Emanuele molto forte, visionario, trascinatore, leader, con al suo fianco Arianna, concreta e coerente, illuminata da un raggio di sole che la rende eterea e onnipresente.
Ed è questo che mi hanno insegnato durante il nostro confronto.
Esiste una leadership capace di portare sulle proprie spalle tutta la responsabilità di chi la riconosce, senza essere arrogante, saccente, esaltata e egocentrica.
È il caso di Emanuele e del suo carisma gentile.
Esiste altrettanto, un modo di essere leader anche senza sembrarlo. Perchè un passo in diagonale per supportare chi ha altre caratteristiche non ci pone al di sotto. Essere se stessi e trovare chi vede ciò che siamo è fondamentale; anche se fossimo dietro alle quinte.
È il caso di Arianna, donna, madre e del suo cuore enorme che si sente battere silenziosamente anche senza essere in prima fila.
Un ringraziamento speciale a Fabio Zanino che mi ha regalato questa opportunità.
Durante il pranzo dal “Bruttone” a Roma mi avete fatto sentire in famiglia. Grazie a tutti.