Ho sempre amato viaggiare. Non so se per curiosità di scoprire strade non percorse o per un bisogno ancestrale di caos. So che quello che cerco è il flusso. Devo lasciarmi andare per stabilire una connessione con gli spazi, le informazioni, le cucine millenarie, le storie delle persone.
Nell’assenza in realtà, trovi tutto. Soprattutto poi, quando entri in contatto con qualcuno in queste situazioni di privazione, che si creano i rapporti più profondi
Ci troviamo a Milano dall’amico Alberto Bezzi che gentilmente ci ospita a casa sua. Accomodati in salotto, mi siedo difronte a lui. Ho il mio blocco, il registratore e inizio ad ascoltarlo. Fabio, creativo, designer e artista inizia a raccontarsi. Mancano solo la sabbia, un tappeto persiano sotto i piedi, una teiera di ferro sulle braci ardenti colma d’acqua e foglie di tè, per entrare nel suo mondo e iniziare il nostro viaggio alla ricerca del talento.
“Io credo di avere una malattia strana; dormirei bene in un letto diverso ogni giorno, in una sorta di Wanderlust che non è un semplice desiderio, ma un impulso positivo e irrefrenabile di viaggiare. Devo essere nomade nelle fibre. Mi sono sentito libero e realizzato infatti, dove non avevo contatti con l’umanità in una completa decontestualizzazione. Perchè è nell’assenza in realtà, che trovi tutto. È quando entri in contatto con qualcuno in queste situazioni di privazione che si creano rapporti più profondi. In Libia durante l’attraversata sahariana e successivamente visitando la zona dell’Acacus e la zona di Garama ho creato dei rapporti straordinari con alcune famiglie che sento ancora oggi.”
Finchè ascolto penso alla paura dell’ignoto che avrei io. Viaggiare in posti così lontani dal mio concetto provinciale di civiltà mi spaventa, così gli chiedo: “Ma non hai paura?”
Risposta: “Paura di cosa?”
È vero. Quando ami qualcosa in maniera così intima, così passionale, non temi nulla. Sei in perfetta armonia con l’ambiente che ti circonda e in completa comunicazione con l’io più profondo.
“Devo dire che viaggiando non ho mai avuto paura. Ma non ne ho avuta nemmeno quando tredici anni fa ebbi una miocardite che mi mise ko. Seguivo una trentina di progetti, troppe persone da sentire, mio padre con il cancro, mia moglie che aveva appena partorito. Insomma, mia figlia con venti giorni di vita e io in rianimazione. Forse l’equilibrio con me stesso l’ho raggiunto in quel momento, perchè da sopravvissuto, il punto di vista cambia. Dopo questa mia esperienza feci un progetto creativo sul cancro al seno. Una storia un pò pazza di una donna che con uno studio viaggiante in giro per l’Europa faceva suonare dal vivo amici musicisti sull’onda della rivelazione della malattia. Dalle canzoni quindi ne nacque un libro e anche un film partendo proprio dall’album musicale. Il progetto si chiamò Noma, ed era un progetto di nomadismo con un logo che univa le stelle attraverso delle linee. Un vera e propria sfida creativa alla vita. Probabilmente ci sono delle interconnessioni, un filo energetico che unisce le affinità elettive.”
Toglierei il probabilmente. Sono convinto che il nostro flusso energetico riesca, quando è positivo, a richiamare a se altri flussi di energia positiva in una specie di campo magnetico dell’anima. Inizio ad averne le prove. Con lo stesso Fabio e tante persone con le quali mi sto confrontando, sento di avere una connessione mai avuta prima. Sento di far parte di qualcosa di importante che va oltre il tempo e i valori economici.
È ricchezza emotiva, amore, emozioni, sensazioni, felicità, armonia. È sentirsi parte di qualcosa da condividere. Incredibile come ci sia un filo conduttore che unisce le storie e le vite facendole diventare narrazione comune. Perchè è la curiosità il suo talento.
Sa guardare con gli occhi di un bambino “e con la gentilezza di un saggio” (come mi suggerisce il talento Cinzia Capparelli).
“La mia è una condizione umana, quasi antropologica. Quando io vedo una cosa che mi fa esclamare un Wow, voglio viverla, voglio riprodurla, voglio assaporarla. A me è sempre piaciuta l’archeologia perchè va a cogliere l’identità di quello che siamo. Poi è proprio il mio bagaglio culturale che mi permette di raccogliere ogni elemento e farlo diventare parte del mio processo creativo, sia nello studio Cappelli Identity Design (link) che nella mia attività artistica”.
Fabio Zanino:
Il compagno di viaggio ideale.
Da seguire.
In silenzio.
link: https://www.instagram.com/fabio.zanino/?hl=it
#talentisineveryone