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Ci conosciamo da molto tempo. Con Isotta c’è un sentimento che va oltre il tempo e lo spazio. Sappiamo di esserci l’uno per l’altra, anche senza dovercelo dire. Da giovani sognavamo di aprire un concessionario Mercedes e Jaguar a Verona, che per molto tempo fu la sua seconda casa dopo quella di Parigi. Come spesso accade, il tempo passa, i sogni rimangono sogni e ci si ritrova più stanchi e più disincantati. Ma la maturità che ne deriva ci permette di fare una chiacchierata sulla vita, sui successi, gli insuccessi, sui talenti mancati o semplicemente su quelli inespressi scoprendo un aspetto nuovo che passa per l’arte e la bellezza.
Inizio chiedendole quanto è stato importante lo studio, il suo percorso formativo e quanto questo abbia influenzato la sua idea di talento.
“A 6 anni ho iniziato a studiare violino. A 8 anni sono entrata nel coro delle voci bianche della Rai francese. Poi, vista la mia passione per il latino che ne derivava dalla musica, mi sono iscritta al Liceo per poi proseguire all’università con Lettere Classiche. Dopo la laurea non mi sentivo pronta per lavorare, e così, consigliata anche da mio padre, mi iscrissi a Lettere Moderne con indirizzo italiano. Conseguita la seconda laurea e fatto un master di Studi Romanzi, ho capito cosa volevo fare: cioè l’editrice di libri”.
E così è stato. Fondando la casa editrice ISOTTA CONTI EDIZIONI, ha realizzato il suo obiettivo. Ma avrà ascoltato e riconosciuto il proprio talento?
“Mi avevano detto che avevo un talento per la musica, per il violino. Ma io non ci ho mai creduto e in più non avevo l’ambizione necessaria per farne un mestiere. Per me il talento era legato all’insegnamento che veniva dato a scuola e all’università. Io sono entrata alla Sorbona con degli ideali altissimi essendo il luogo del sapere e della cultura, convinta che avrei avuto le risposte che cercavo. Ma se ho ricevuto tanto da insegnanti eccezionali, sono stata molto sorpresa nello scoprire il vuoto dei miei compagni di università che si laureavano nonostante mancassero di valori e contenuti intellettuali.”
Purtroppo l’intelligenza non può essere ridotta ad un punteggio ottenuto tramite un test e nemmeno la cultura ne sancisce il quoziente, visto che sensibilità, rispetto, capacità di adattamento, praticità e molte altre soft skills straordinariamente importanti non sono nemmeno considerate in una valutazione complessiva. Immagino quindi quanto sia stata grande la delusione nel confrontarsi con persone incapaci di rappresentare il valore della conoscenza.
“Sono cresciuta con la mia idea personale che servivano dei diplomi per valere.
Sentivo che non era così, ma avevo la convinzione che chi studiava doveva per forza valere di più. Ma mi sbagliavo. Se valgo e ho un talento, è per qualcos’altro.”
Sono affascinato nell’ascoltarla e credo fortemente che l’esperienza negativa che ha vissuto l’abbia allontanata dal valore che viene sancito dal diploma, rimanendo saldamento convinta dell’affermazione che ho fatto poco tempo fa parlando con mio figlio di tredici anni: “Tu sei quello che sai. Se non sai niente, non sei niente.”
Le chiedo quindi cosa significhi per lei la parola talento e quale sia il suo.
“Per me il talento è legato all’intelligenza. Sono affascinata da chi si fa da solo. Ho molta ammirazione per questo tipo di percorsi. Mio padre per esempio, dovette fermare gli studi a 13 anni, per lavorare. Nonostante questo non smise mai di studiare fino ad arrivare a fare il professore universitario senza avere conseguito la maturità. Grazie al talento e al lavoro, perchè uno non va senza l’altro. Il mio talento penso sia la scrittura. Mi sono fermata al momento, ma ho in me decine di racconti pronti che stanno aspettando che io abbia un pò più di umiltà di farli spuntare fuori. Ho talmente tanta voglia di fare qualcosa di bello, che non faccio niente per non essere delusa da me stessa”.
Purtroppo molto spesso l’intelligenza ostacola l’arroganza del fare fine a se stesso, troppo onesti nell’accettare che non c’è poi tanta differenza tra un prodotto di alta qualità e un prodotto di bassa qualità (magari presentato meglio). Ma c’è sicuramente differenza tra un prodotto realizzato e uno congelato in un limbo di umiltà esasperata.
Incalzo cercando di capire quanto il talento e la bellezza siano sempre stati al suo fianco.
“La bellezza e la ricerca della bellezza ricopre tutto. È quello che cerco. Ho bisogno di bellezza intorno a me. Ma non parlo solo della bellezza estetica. Parlo della bellezza nella sua accezione più profonda. Poco tempo fa ordinando la libreria dei miei genitori, ho ritrovato un catalogo di una mostra d’arte alla quale andai con i miei genitori nel ’74. Avevo 2 anni, ero nel passeggino. Mio padre comprò questo catalogo per me e mi scrisse una dedica: “A Iseault afin que apprends la beauté” (A Isotta affinchè trovi la bellezza). Quando ho letto questa frase mi sono messa a piangere perchè entrambi mi hanno insegnato la bellezza facendomi vedere un fiore, una nuvola, un quadro e facendomela scoprire nelle persone”.
Quanta bellezza nelle sue parole. E mi riconosco in queste, perchè ho sempre pensato che la bellezza salverà il mondo. Parlo della bellezza sofisticata di un gesto, di una frase, di un’espressione, di un momento, di un’opera d’arte, dei significati, dei valori. Della pace, ma anche della guerra. Perchè la bellezza è ovunque, anche nel dramma. Ne sa qualcosa proprio Isotta che da figlia unica, prima di perdere entrambi i suoi genitori in pochi mesi, ha avuto la fortuna di riconoscere l’amore smisurato di Pierre per Gabriela.
La bellezza del loro amore e dell’amore per lei, figlia adorata.
Isotta mi ha insegnato il valore dell’intimità del talento. Mi ha ricordato l’importanza del sapere, la bellezza della bellezza e di come si possa essere speciali senza urlarlo al mondo. Perchè mentre molti sgomitano per prevaricare sugli altri, ci sono anime che ascoltano, senza pretese, consce di poter lasciare un segno anche solo col pensiero.
Grazie cara amica mia!
Fëdor Dostoevskij: «L’umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui.”
#talentisineveryone