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Di Fabio mi ha sempre colpito la sua serafica ed educata visione del mondo. Gli riconosco la figura dell’educatore moderato che ama lo sport e sa cosa significa “ascoltare”.
In effetti, con i ragazzi, si tende ad insegnare riportando le nostre esperienze, ma ci si dimentica molto spesso, troppo spesso, di ascoltarli. Tempo fa, durante i cluster in prima media che mi vedevano impegnato nella figura del mentore, quando chiesi a tutto il gruppo quali fossero le loro passioni, gli sport preferiti, la musica che ascoltavano, mi resi conto, che nessuno glielo aveva ancora chiesto. Tant’è che quando Fabio me l’ha fatto notare, ho capito quanto lui fosse attento a questa esigenza educativa. E su questo tema sbottò: “Gli unici, secondo me, in questo momento, che non vogliono tirare fuori il proprio talento, sono proprio gli insegnanti. E con questo non voglio prendermela con la categoria, perchè capisco la mancanza di coraggio nell’andare fuori dalle linee guida con il rischio di scontrarsi con il Provveditorato, i genitori o con la Direzione Didattica.”
Il tema è complesso, è ovvio, ma prima o poi bisognava affrontarlo. Questo spunto infatti, mi permetterà di iniziare un approfondimento che dovrà concludersi con l’apporto di competenze e visione moderna ad una forma di insegnamento troppo spesso anacronistica.
Il talento è sapersi mettere a disposizione degli altri
Gli chiedo del suo talento. E come tutte le persone intelligenti, mi risponde con la lucidità di chi sa essere obiettivo e mi dice: “Io non sono stato un grande allenatore, non sono un bravo preparatore e nemmeno un ottimo insegnante. E nella loro specificità c’è sicuramente chi sa fare meglio di me in quei settori. Secondo me talento è tirare fuori il meglio di se stessi e metterlo a disposizione del maggior numero di persone possibili. Questo secondo me è talento. E questo è quello che mi sento di avere. Perchè per me il talento è dare.”
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