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Mi ha colpito un suo video su Linkedin che presentava la Grappa Nonino (link) con leggerezza e professionalità rendendola credibile ed estremamente moderna. Insomma, un prodotto con un posizionamento maschile, rude ed estremamente “muscoloso” (mediamente sui 40 gradi) innovato, attualizzato e decontestualizzato fino a donarne un’eterna giovinezza. Pare sia la stessa sorte alla quale è destinata Francesca Bardelli Nonino che ne rappresenta la sesta generazione. Ma è quando le chiedo qual’è il suo talento che capisco la sua lucida ed umile educazione:
“Il mio talento? La mia famiglia!”
“Io provengo da una famiglia di talenti, ed è tutta la vita che cerco di meritare di avere una famiglia come questa. Quando nasci in una famiglia di campioni, non puoi essere da meno”.
La sua umile obiettività la rende così desiderosa di dimostrare tutto il suo valore che inconsapevolmente lo ha già dimostrato. Mi parla di visione, di missione e di senso di appartenenza come valori fondanti della sua straordinaria famiglia.
“Il fatto è di sentirsi parte di una storia e che la storia viene prima. L’idea è di continuare a far si che le generazioni future sentano l’importanza di questa appartenenza, com’è stato per me. Quando sentivo i racconti e vedevo il mondo che avevano creato, pensavo: voglio farne parte anch’io. Ci vogliono anni, secoli per costruire una storia di sei generazioni, ma ci vuole poco per distruggerla. Per questo bisogna custodirla come la cosa più preziosa.”
Proseguo chiedendole cosa sia riuscito a tenerli uniti negli anni e cos’abbia permesso la continuità tra generazioni.
“Io penso sia stato l’esempio. Quando tu vivi in una realtà dove tutto quello che viene fatto non è vissuto come un lavoro ma come una missione, allora capisci che è impossibile non restarne coinvolti. Se tutti vivono questo sogno della distillazione, capisci che c’è qualcosa di più. Ma nonostante abbiano fatto di tutto per la grappa, fortunatamente hanno lasciato qualcosa da fare anche a me: riuscire ad ottenere la trasparenza in etichetta per la grappa; ossia rendere obbligatoria la dichiarazione in etichetta del metodo di distillazione, del nome del distillatore e se diverso anche quello dell’imbottigliatore. Una battaglia portata avanti da mia nonna e mio nonno fin dagli anni ’70 ma non ancora vinta. L’unico modo per difendere e proteggere il nome e la qualità della grappa!”
Francesca è sommelier certificata, ma sta studiando per raggiungere il WSET QUALIFICATIONS internazionale in lingua inglese di terzo livello. Crede molto nell’importanza della competenza che abbina all’operatività e al fare come formazione continua.
“Non sono mai stata obbligata dalla mia famiglia ad entrare in azienda. È stata una mia scelta. Ho fatto la gavetta, ho viaggiato, ho partecipato alle fiere, e ho ripetuto la storia della Nonino fino allo sfinimento, perchè mentre per noi dello staff è ormai assodata, c’è chi la ascolta per la prima volta e ha bisogno di viverla nella maniera più coinvolgente possibile con le nostre emozioni a fior di pelle per far comprendere il nostro prodotto al meglio e la grandezza della famiglia che ci sta dietro da tutti questi anni”.
È proprio questo che mi ha colpito dei suoi video al di la del suo modo di parlare, con questa erre rotonda e la sua sobria bellezza: la capacità di trasmettere un’emozione. In maniera vera, incisiva, sorprendente senza mai uscire dalla narrazione spontanea coinvolgendo l’interlocutore ad entrare nel suo mondo per comprenderne ogni sfumatura.
Nell’era dei social, Francesca ha il talento di raccontare se stessa e la sua famiglia con naturalezza e incisività che difficilmente si accompagnano. In un mondo di urlatori, c’è chi riesce a farsi ascoltare senza effetti speciali e megafoni e ad insegnare quanto importante siano i contenuti, rispetto alla forma. Perchè la sostanza che racconta è quella che molto probabilmente le è stata tramandata dalla sua famiglia e nella sua azienda composta prevalentemente da donne. Ed è proprio su questo punto che voglio soffermarmi, chiedendole se è stato un limite o se ha sofferto il pregiudizio in determinate situazioni.
“Qualche pregiudizio (link) l’ho sofferto, ma soprattutto sul non riconoscere la mia professionalità valutandola superficialmente e immaginandola un’attività festaiola senza conoscere tutti gli aspetti complessi del mio lavoro. Per quanto riguarda essere donna in un mondo che potrebbe essere definito “maschile”, ti posso solo dire che la mia bisnonna Silvia Milocco Nonino fu la prima donna mastra distillatrice d’Italia, e questo lo sempre visto come un segno del destino. Tant’è che quando mi chiedono se avrò figli, io specifico sempre ‘se avrò figlie'”.
Alla fine glielo richiedo: “A parte la tua famiglia quindi, qual è l’altro tuo vero talento?”
“Probabilmente l’autenticità. Nel mondo del lavoro bisognerebbe imparare ad avere filtri, ma non ci riesco. Le mie emozioni mi si leggono in faccia. Ma mentre negli Stati Uniti questo è un valore e l’esplosività viene vista in maniera positiva, in Italia molto spesso viene fraintesa e non è un punto di forza. Ma questa sono io. Mi definisco autentica e rustica e non ho intenzione di cambiare.”
Conclude facendo una riflessione sulla fatica e di come questa ti metta nella condizione di riconoscerla anche negli altri.
“Se riconosci la fatica degli altri, hai anche più rispetto”.
Ho salutato Francesca ringraziandola dell’intervista, ho aperto il mio mobile buffet dove tengo i liquori, ho preso il calice a tulipano, mi sono versato la mia Grappa ’41°’ Nonino che avevo inconsapevolmente e ho degustato una delle loro grappe bianche ottenute da vinacce fresche del Friuli distillate con alambicco discontinuo affinata solo in acciaio e ho compreso che la passione nelle sei generazioni non si è annacquata, lasciandomi un sentore di integrità professionale e valori fondanti.