Ricordo molto bene quel giorno. Madonna di Campiglio (link). Tanto freddo. Tanta nebbia. Posticipate le partenze di un paio d’ore e condizioni estreme che rendevano impossibile fare una ricognizione degna di nota. Quando decisero di farci partire per la gara in speciale, si riuscivano a vedere solo due pali alla volta. Ricordo di aver pensato allo spot BMW che recitava che sono le condizioni peggiori a rendere le cose straordinarie (link), ma, in quel momento, non mi sembrò così poetica come può sembrare spaparanzati sul divano di casa.
La prova di speciale andò male. Inforcai a metà tracciato. La prova di Super G non andò meglio, vedendomi cadere a due porte dal traguardo. Ma la cosa interessante, è che quel giorno da dimenticare, resta uno dei miei ricordi sportivi più belli, per il semplice motivo che avevo lasciato un segno; dentro di me. Avevo sfidato me stesso, l’età e le condizioni atmosferiche, sminuendo il concetto di risultato e di classifica, ed esaltando il significato di sfida personale.
Su questo punto vi voglio ricordare la gara di Bode Miller del 2005 a Bormio (link). A 16″ dalla partenza, in una compressione dopo un salto, Bode perse lo sci sinistro e fu inesorabilmente fuori gioco. Ma a 120 all’ora, invece di cadere, continuò a scendere con uno sci solo. Uno spettacolo di telemark estremo. Alla fine il cronista disse: “Significa che oggi, chi vincerà la combinata, avrà pochissimo spazio, perchè quello che andrà su tutte le televisioni del mondo, è questa situazione“.
Vincere è importante. Importantissimo.
Perdere prima o poi capita a tutti; anche ai fenomeni.
Ma lasciare un segno è per sempre. Che sia per noi stessi, che sia per il mondo.