#
Ci colleghiamo. Di Alberto Bezzi mi colpiscono gli occhi grandi dietro agli occhiali e mi viene in mente un aneddoto raccontato da Nicolas Nord nel film le Cinque Leggende che ad un certo punto prendendo una Matrioska, spiega il significato di centro (ognuno di noi ha più volti che mostriamo all’esterno, ma mano a mano che si va in profondità, scopriamo il centro delle persone_Link). Ecco. In questo caso Alberto è una grande Matrioska che non ha niente da nascondere perchè composta da un unico straordinario volto: la meraviglia. Lo stupore è l’energia positiva che lui dispensa a chi lo incontra o che si riconosce attraverso i suoi video, il suo sorriso e attraverso quella gestualità anni ’80 del pollice alzato che accompagna la frase: “Concentrazione, concentrati, in azione!”.
Ma come spesso accade, dietro ai sorrisi, all’energia, ai successi, si scoprono fallimenti, sofferenza e la straordinaria voglia di riscatto.
“Il mio socio mi ha rubato l’azienda e sono caduto in depressione. Nove mesi di depressione durante i quali svenivo anche sette volte al giorno. Tentavo di reagire portandomi due abiti di ricambio mentre andavo agli appuntamenti perchè durante gli attacchi di panico grondavo sudore ed ero costretto a fermarmi, abbassare il sedile aspettando che il malessere passasse. Mi sono trovato a 45 anni senza niente. Professionalmente fottuto. Zero contatti. Zero di zero. Mio padre ammalato di tumore. La mia compagna ammalata di tumore.
Ci ho messo tanto a digerire questo tradimento perchè non riuscivo a capacitarmene vista l’amicizia con il mio socio che ci legava da diciassette anni. Poi la svolta. La psicologa ad un certo punto mi disse: “Smettiamo di cercare di capire il perchè è successo tutto questo e iniziamo a pensare a cosa potresti fare.” Così mi sono “concentrato”, ho dato il nome alla mia nuova vita professionale prendendo spunto dal talento di mio padre e ho iniziato a fare il networker in smart working”.
Non so voi, ma quando ascolto queste esperienze, penso che non ci sono scuse che tengano. Se si vuole reagire, si può reagire. Se vogliamo prendere in mano la nostra vita, lo possiamo fare in ogni momento. Quindi lasciamo stare gli alibi, lasciamo stare le scuse. Smettiamo di piangerci addosso, di lamentarci delle nostre condizioni. Ognuno ha i suoi mostri e le sue sfortune ed è ovvio che non tutti abbiamo la stessa forza che può avere avuto Alberto. Ma non raccontiamoci la ca***ta che non si può fare o che siamo più sfortunati degli altri. Reagire agli eventi avversi è un obbligo nei nostri confronti, nei confronti del valore che diamo alla vita e nei confronti di chi ci sta a fianco.
“Il vero bivio è stato chiedermi cosa volevo fare. Il vero why al quale si riferisce Simon Sinek. Dovremmo chiedercelo tutti. Tutti dovremmo porci queste cinque domande: cosa vuoi fare, perchè lo vuoi fare, come lo vuoi fare,
con chi lo vuoi fare e dove lo vuoi fare. “
“Parlare di networking e di smart working oggi sembra banale. Ma ero in anticipo di sei anni su quello che sarebbe diventata una costante nel mondo del lavoro. Quando feci l’Amministratore Delegato per una società del Gruppo Altran, seguivo undici sedi dislocate in tutta italia. Quindi prendevo l’areo al mattino per andare a Bari così ero di ritorno alla sera per ripartire il giorno dopo in macchina in direzione Bologna. Poi via a Torino e ritorno. Poi l’aereo per Siracusa e ritorno. Era giunto il momento di ottimizzare le risorse evitando spostamenti inutili e limitando gli incontri a quelli che proprio non si potevano gustare a distanza; cioè quelli al ristorante!.”
È proprio così. Ricordo la mia prima intervista per il progetto TALENT IS IN EVERYONE che feci a Torino con Edoardo Molinari. Quattro ore di macchina per andare, quaranta minuti per l’intervista e altre quattro ore di viaggio per rientrare a Vicenza. È certo che ne valse la pena visto che mi feci autografare la sacca da golf con su scritto “Buon gioco”, ma avrei potuto fare la stessa cosa risparmiando otto ore della mia vita e fare mille altre cose. E considerato il fatto che il tempo è il bene più prezioso che abbiamo, direi che Alberto nella sfortuna ha avuto l’opportunità di capire l’essenza del lavoro.
Ma qual è il talento di Alberto?
“Guarda… non so se sia un talento, ma penso sia quello di essere ottimista. Io sono nato fortunato. Per questo io sono l’uomo più felice del mondo. Faccio il lavoro più figo del mondo. Conosco le persone più fighe del mondo. Posso vantare dieci amici veri e lavoro e parlo solo con gente che mi piace.”
Lo ascolto sorridente e gli riconosco quell’ottimismo fuori dal comune che diventa contagioso. Ma quello che Alberto confonde con ottimismo, è energia positiva. Alberto preferisce dare il merito alla buona sorte, piuttosto che riconoscere a se stesso di essere riuscito nell’intento di reagire ad una serie di sfortune che molti in tutta la vita non devono affrontare. Perchè riconoscerlo significherebbe molto probabilmente, vedere il marcio, lo schifo delle persone, la crudeltà della malattia che ha portato via suo padre, e da poco il suo caro amico Dimitri. E lui non lo vuole vedere perchè ha occhi solo per percepire la meraviglia in ogni cosa. Per questo sono grandi e sempre pronti a cogliere le sorprese straordinarie che la vita gli riserverà.
Link: https://www.concentrazione.eu/home/
TEDX: https://www.youtube.com/watch?v=qzKp5dqGhlE
Libro: Networking Circolare
#talentisineveryone
#networkingcircolare
#tedx