“Il talento è di chi ha coraggio. Tutti abbiamo dei talenti, ma c’è chi ha paura o non ha il coraggio di vincere. Perchè la paura di vincere è peggio di quella di perdere. E vincere implica delle responsabilità non solo nello sport, ma nella vita.”
“Se tutti si lasciassero andare e seguissero il proprio talento, avremmo un mondo di magia”
Carlotta Villa è la conferma del detto “buon sangue non mente”.
L’ho conosciuta attraverso l’incontro straordinario con Vanessa Villa. Ma se Vanessa è una combattente dall’animo gentile, Carlotta è una combattente dall’animo “maschile”.
Non me ne vorrà Carlotta, visto che la bellezza ha baciato entrambe le sorelle, ma la sua energia mascolina e diretta è quasi disarmante. Sicurezza, valori, esperienza (nonostante la giovane età) e preparazione, fanno venire voglia di giocare nella stessa squadra. Perchè è forza e determinazione allo stato puro. Mi parla in maniera sobria e decisa. Mi coinvolge immediatamente e cosa che mi capita raramente, mi convince. Parla di concetti profondi dandone un taglio strategico. E io la ascolto.
“In generale nella vita, chi ha il coraggio di mettere il proprio talento alla portata degli altri, ha anche la responsabilità di permettere agli altri di brillare almeno quanto lui. Se tutti si lasciassero andare e seguissero il proprio talento, avremmo un mondo di magia. I talenti sono delle doti che poi escono un pò come delle intuizioni. Infatti una persona è talentuosa nel fare qualcosa di straordinario ma che gli riesce semplice. Ci sono tantissimi talenti, come cantare, cucinare, ma anche il talento nell’approcciarsi con le altre persone facendole sentire a loro agio per esempio. Ci sono talenti che è impossibile non notare, e talenti un pochino più sublimi. Piccoli dettagli che fanno tutta la differenza a chi ha l’occhio fino.”
Carlotta tratta un tema interessante perchè affronta il concetto delle diverse monete di scambio. Talenti con una grande conversione, riconoscibili, comprensibili, e altri invece quasi impercettibili e molte volte nemmeno riconosciuti. Sensibilità, empatia, capacità di ascoltare appunto, rischiano molte volte di diventare addirittura limitanti.
“Io ho a che fare con imprenditori tutti i giorni. Ecco, a prescindere, penso che fare gli imprenditori richieda un grande talento. Perchè chi ha la volontà di mettersi in gioco e di puntare su se stesso sta già facendo una magia. E se la vita ti sembra dura, molto spesso è perchè hai le persone sbagliate al tuo fianco”.
Da imprenditore che ci sta provando da una vita, le sue parole mi rincuorano e mi fanno venire in mente il dialogo nel film Miss Little Sunshine del padre che tenta di consolare il figlio: “Comunque finirà, tu hai deciso di metterti in proprio, al contrario della maggior parte della gente e mi ci metto anch’io in questa categoria, hai saputo rischiare. Ci vuole coraggio. Sono orgoglioso di te.”
Le chiedo quindi, qual’è il suo talento. E la risposta non poteva che essere questa:
“Io ho un’automotivazione altissima, tant’è che nel questionario attitudinale e-profile che utilizzo nel mio lavoro, sono risultata avere un punteggio di 90 su 100. Alla base di tutto ho una grande forza di volontà. Se io voglio una cosa, giuro che la ottengo. Però il mio primo talento è quello di riuscire a fare delle connessioni mentali molto veloci. L’altra cosa che ho sviluppato, probabilmente nello sport visto che non avevo questo grande talento nel karate, era l’intensità nel lavorare. Ed è il tanto lavoro che mi ha permesso di vincere più di tutti. Il duro lavoro batte il talento, se il talento non lavora duro. Ovviamente, se il talento lavora duramente, allora bisogna lavorare di intuizione e di strategia. Quella che mi ha aiutato tanto.”
Una costante nelle mie interviste, quasi inconfutabile, è che la volontà e l’impegno, o, se vogliamo, la preparazione e la costanza, sono armi potentissime che possono diventare talento. Così le chiedo il valore del successo, se l’ha cercato, se l’ha raggiunto.
“Il successo io non l’ho mai cercato. Però io cerco la vittoria. Sono una persona che chiude i cicli. Quindi qualsiasi cosa faccio o devo fare, comunque la faccio al meglio. Ma amo anche far vincere gli altri. Tant’è che con mia sorella Vanessa, che è stata praticamente il mio primo cliente, la più grande felicità è stata permetterle supportandola strategicamente, di partire con il progetto Fight Gently (link). La sua visione tanto etica e tanto pura, aveva solamente bisogno di una via, e io gliel’ho data. Vedere mia sorella vincere ha sempre valso più dell’europeo che vinsi io.
Questa è obiettivamente la sua grande missione. Lo fa per lavoro. Accompagna gli imprenditori nel percorso di conversione tra idea e operatività attraverso la strategia, la ricerca e lo sviluppo. E far vincere gli altri la rende appagata, più dei propri traguardi.
A questo punto l’intervista si ribalta. Iniziamo a parlare di me, del concetto di fallimento che secondo me ho vissuto e che lei non riconosce come tale. Mi sottolinea la problematica di essermi imbattuto in persone demotivanti e porta l’esempio di come queste figure riescano ad annientarci psicologicamente, contestando ogni cosa che diciamo o che facciamo, sempre pronte a darci una pacca sulla spalla recitando il mantra del “te l’avevo detto”.
Le riconosco grande saggezza e lei mi parla di studio e preparazione.
E mi racconta una sua brutta esperienza conclusasi con una rinascita.
“Ho lavorato 4 anni all’estero, tra Londra, Beirut e Parigi nel mondo della moda, vivendo un mix di solitudine, incomprensioni e contestazioni. Vestivo Kim Kardashian, Kylie Jenner, Angelina Jolie, Paola Turani, Giulia Gaudino. E mi piaceva il mio lavoro. Mi sentivo una campionessa. Ma non andava mai bene niente. Molto probabilmente perchè ero l’unica europea del gruppo. Quando sono tornata in Italia mi sono detta che non mi sarei più fatta trattare così. E ho trovato un’azienda che in primis mi ha voluto far crescere pagandomi una scuola di formazione. Uno va in giro per il mondo a cercare fortuna quando in realtà la fortuna la fanno le persone.”
Conclude la nostra chiacchierata dicendomi: “Se oggi parlo con te, è perchè qualcosa di buono l’avrò fatto!”