“Riuscivo a scappare da quello che non ritenevo opportuno. E questo mi ha permesso di fare le scelte importanti della mia vita.”
Ci siamo conosciuti in Assosport, la branca di Confindustria che si occupa di promuovere i marchi sportivi in Italia e nel mondo. Che fosse diversa dagli altri era chiaro. Una figura cristallina, positiva, rispettosa, riservata e socievole allo stesso tempo. E ci siamo stimati a vicenda da subito.
Ci vediamo via Skype per la nostra intervista, e, come sempre mi risponde sorridente e felicemente truccata sottolineando l’importanza di poterlo fare nei pochi momenti in cui non usa la mascherina.
Alla mia domanda sul talento, mi parla della sua predisposizione ad essere vera, autentica. Mi racconta della sua capacità a vedere oltre, ad immaginarsi le cose prima di realizzarle come una “visionaria esteta”. Ma è sul suo percorso professionale che si sofferma:
“A venticinque anni ero direttore organizzativo di una società con dieci dipendenti, parlavo con Vittorio Sgarbi a Palazzo Reale a Milano e non ci avrei mai pensato. Ma ci ho sempre creduto e sempre investito. Ma non con la volontà di arrivare, ma con la volontà del fare.”
Mi ricorda un intervento di Umberto Galimberti (che stimo profondamente) che dividendo in due categorie i giovani, tra nichilisti passivi e nichilisti attivi, sottolineava l’importanza del fare, a dispetto di una stagnante autocommiserazione, o del fatto che in momenti difficili, si debba comunque attivarsi e non spegnersi lamentandosi delle condizioni avverse.
Ed è su questo che mi soffermerei. Perchè Giuliamaria Dotto Pagnossin, di professione, ha una società che organizza eventi con un’abilitazione certificata internazionale. È ovvia la sua preoccupazione, visto che chi fa parte del suo staff è uno di famiglia, anche se non porta il suo cognome, come è logico che sia vista la sua predisposizione alla verità, anche nei rapporti professionali. Ma lei è la prova che si può fare anche quando sembra impossibile poterlo fare.
“Ti dico la verità. Non sto cercando alternativa, ma credo nel mio lavoro e nella mia professionalità. Io in questo momento sono orientata a mantenere le relazioni sia nei confronti del mio pubblico che nei confronti dei miei clienti, utilizzando degli strumenti digitali. Mi sono inventata una rubrica dedicata alle buone maniere, quelle con cui sono stata cresciuta e che troppo spesso al giorno d’oggi passano in secondo piano, creando un filo che tiene unito il team ma che allo stesso tempo mi fa continuare a dialogare. Ed è proprio così che lo stiamo portando avanti, di setttimana in settimana, come un nostro compagno di avventura. Non ero preparata a Marzo, e non lo ero nemmeno ad una seconda ondata, ma resto fiduciosa.”
Le chiedo allora se pensa di essersi sempre trovata nel posto giusto al momento giusto per essere riuscita ad arrivare dov’è arrivata. E mi risponde così: “No. Non credo di essermi mai trovata nel posto giusto al momento giusto. Credo piuttosto di essere riuscita a farmi andar bene il posto in cui ero. Oppure, meglio ancora, riuscivo a scappare da quello che non ritenevo opportuno. E questo mi ha permesso di fare le scelte importanti della mia vita. Come decidere di lasciare il mio primo lavoro da dipendente. Avevo una posizione importante, giravo l’Italia, incontravo persone importanti, ma non era più il lavoro che mi rappresentava. E così da un giorno all’altro mi sono licenziata perchè non lo sentivo più mio. Non c’ho neanche pensato. Un’altra scelta importante la presi rifiutando una Borsa di Studio che avevo vinto per fare una ricerca per la tesi a Bruxelles in Comunità Europea, per continuare uno stage che avevo iniziato. O quando decisi di andare via da H-Farm per seguire un evento. Perchè quella era la strada.”
A seguito di questo suo racconto posso tranquillamente affermare che il talento di Giuliamaria è la capacità di non farsi condizionare dai fattori esterni. Probabilmente uno dei talenti che vorrei avere e che invece, non avendolo, mi ha portato più ad inseguire che ad essere inseguito. Ma per avere questo talento, bisogna avere un carattere con gli attributi. In una figura così composta, così delicata e così educata, si nasconde un condensato di energia e di convinzione da far tremare l’imprenditore più esperto.
Ci sono così tanti insegnamenti in questo racconto, che non voglio aggiungere altro.
Perchè l’insegnamento che ne deriva è chiaro ed estremamente solido: fate, seguite le vostre passioni, tenete la rotta, credete in voi stessi e non fatevi condizionare dalle opportunità in quanto tali, ma scegliete, continuamente, chi volete essere e difendete la vostra posizione; fino alla fine.
Grazie Giuliamaria, perchè riesci a trasformare tutto in evento: anche la tua vita!