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Una critica che si fa, è quella di non aver mai imparato l’italiano. Io la comprendo, visto che feci un viaggio di lavoro a Varese nella sua Porsche 911 Carrera 4S che mi costrinse ad intavolare 8 ore di chiacchiere senza parlare una parola di francese. Fortunatamente è una lingua a tratti comprensibile, ma posso capire il suo limite, e soprattutto, posso capire quanto sia difficile creare rapporti senza conoscere veramente una lingua vivendo spesso in un paese straniero, che, in questo caso per lui, è sempre stata l’Italia.
“Lo dico ai giovani: quando lavorando iniziate a guardare l’orologio, significa che avete sbagliato tutto”
La nostra è una collaborazione che nasce parecchi anni fa. Quando presentai la mia prima collezione per Altera® Brand (link), non essendo un designer di fama internazionale come lui, fui felicemente sorpreso nello scoprire che ne fu colpito ed entusiasta del progetto, tanto da non modificarne nemmeno una linea. La sua stima nei miei confronti è sempre stata un vanto per me, così ho deciso di fare il nostro incontro con l’aiuto di Hillary che gentilmente ci ha fatto da interprete.
Gli chiedo subito qual’è il suo talento, e lui mi risponde così: “Non amo la parola talento. Credo piuttosto che la cultura famigliare, l’ambiente in cui cresciamo e la grande passione coltivata quotidianamente, siano parte fondamentale del segreto per essere felici. Ecco, serve creare l’opportunità, avere la chance per poter dimostrare quanto valiamo.”
Lo dice guardandomi fisso negli occhi e sapendo da quanto tempo cerco la mia di chance (che lui dice in maniera talmente soave, da restarmi in testa per tutto il resto della giornata).
“Credo che il talento sia scegliere, identificare l’obiettivo. Penso che mantenere la rotta, perseverare sulla stessa linea di condotta, ci permetta di mostrarci per quello che valiamo. Per me infatti, quello che faccio non mi è mai pesato, e tutte le esperienze, la vita, l’arte contemporanea, i rapporti con le donne, le passioni, sono sempre state ispirazione per quello che realizzavo. Penso di non aver mai lavorato nella mia vita, perchè quello che faccio è pura passione.”
Condivido completamente la sua visione e credo sia realmente il segreto, non del successo, ma della felicità.
Prende il mio foglio dove mi sto segnando gli appunti dell’intervista e scrive 72; i suoi anni. “Sono un uomo normale” mi dice, “che progetta ogni giorno attraverso la curiosità, che alimenta il mio motore. E non bastano gli imprevisti per cambiare questo stimolo continuo. Potevo fermarmi, nella mia vita, ma ho deciso di andare avanti, sempre, e se vincessi al Superenalotto un milione di euro, lo investirei su quello che faccio; sulla mia passione.”
Rifletto su come le persone più intelligenti e più interessanti sappiano essere umili, e di come, anche in questo momento che lo vede fisicamente debilitato, siano gli occhi a mostrarci la forza che va oltre il benessere del corpo. Sentendo questa energia straordinaria gli richiedo: “Quindi il tuo talento qual’è?” Ma vedendolo umile nell’autoanalisi mi permetto di constatare che il suo talento è mettere tutto al servizio dell’obiettivo, sempre con la barra a dritta, sempre con il gas spalancato.
Conclude con una frase che mi fa sentire piccolo piccolo: “Abbiamo sempre bisogno di qualcun altro, perchè da soli non siamo niente”.