“Se alla fine della nostra vita non si è riusciti a mettere a frutto i propri talenti o se non si ha avuto nemmeno la volontà di scovarli e alimentarli, allora si è vissuto davvero male, indipendentemente dai risultati”.
Mirco Pegoraro è un mio caro amico d’infanzia e se anche non ci frequentiamo assiduamente, posso dire di essermi sempre sentito supportato dalla sua amicizia e dalla sua famiglia in una forma di protezione sobria ed educata, probabile conseguenza della nostra stima reciproca.
“Se devo fare un prodotto, anche se è per l’edilizia, perchè devo farlo brutto se posso farlo bello? L’impegno è lo stesso!”
Iniziamo a parlare di talento, di valori, di successo.
Ma la prima cosa che mi racconta è il suo ricordo da bambino.
“Sono cresciuto vedendo mio padre che raccoglieva plastica con l’idea imprenditoriale di rigenerarla. Ed è forse dal ricordo degli odori che questi rifiuti plastici gli impregnavano la pelle e i vestiti che ho sempre pensato di sviluppare prodotti per giocare. In un mondo burbero, grezzo, vero, ma molto spartano dei cantieri, io ho sempre avuto l’esigenza di creare qualcosa che fosse in grado di stimolare la creatività, in una forma estetica quasi pedagogica per gli adulti che li utilizzavano.”
La cosa che mi incuriosisce di Mirco, è che nonostante sia l’edilizia il segmento di appartenenza della sua azienda, lui parla dei suoi prodotti come lo farebbe un designer, un architetto. Sul valore dell’estetica sfonda una porta aperta ovviamente, ma nonostante il fatto che un prodotto possa finire sotto terra ad aerare una fondazione, per lui non si prescinde dal valore estetico al quale vale la pena investire tempo e risorse.
Sulla bellezza degli oggetti siamo d’accordo. Ma sul tema del gioco, possiamo introdurre il tema dello sport e del suo valore?
“Quando ho sviluppato e realizzato i prodotti Gripper e Geoski volevo rispondere all’esigenza di potersi creare un proprio ambiente di gioco personalizzato. Colori, incastri, modularità e facilità di montaggio. Oggi l’evoluzione è migliorare le sensazioni di gioco affrontando il tema dello sport. Perchè ci tenevo ad entrare nel mondo dello sport. Perchè lo sport è neutro, è puro, è oggettivo. Quando siamo in campo, con la divisa, siamo tutti uguali. Io amo gli sport in generale. Mi piace lo sport individuale perchè mette il singolo a confronto con se stesso, e mi piace lo sport di squadra dove si è una pedina fondamentale in un collettivo.”
Mi intriga approfondire il tema dello sport come metafora aziendale e mi rendo conto di quanto il Rugby possa diventare il perfetto parallelismo per un’azienda come Geoplast (link) che fa della forza, della costanza e del rispetto i suoi cardini fondanti. Sia mai che non si possa creare un terzo tempo nel mondo del lavoro.
Ma torniamo a noi. In azienda, Mirco è la seconda generazione della famiglia Pegoraro. Gli faccio notare quanto importante sia stato il suo lavoro per preservare i risultati raggiunti dalla famiglia e per far crescere l’azienda, trasformandola nella realtà d’eccellenza di oggi. Così gli chiedo: qual è il tuo talento?
“Ho sempre guardato quelli più bravi di me, e questo mi ha permesso di imparare a sintetizzare, a semplificare. Sono un osservatore. Guardo, studio, mi informo. Anche e spesso fuori dal mio settore. Ma molto probabilmente il mio talento è la costanza, che, alimentata da studio e preparazione, mi ha permesso di affrontare qualsiasi sfida. Perché è con la resilienza che si può vincere, anche su chi ha più talenti di noi. Persistere vuol dire evitare dispersioni, la continuità è fondamentale“.
Mi piace il valore della consapevolezza. Riconoscere i propri limiti è una peculiarità di pochi. Riconoscerli e lavorare con costanza per farli diventare talenti è determinazione e intelligenza.
Mi parla di passaggio generazionale, mi parla di pianificazione del futuro. Perchè Mirco è un imprenditore solido, capace di vedere avanti senza tanto voltarsi indietro. Non sente la stanchezza, ma la responsabilità di garantire lunga vita ad una creatura nata da una grande visione: quella di tutta la famiglia Pegoraro.